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Il Ripudio

 

Sulla fine dell'estate del '44, il ministero dell'Interno, tramite la Prefettura, suggerì di cambiare la denominazione al Comune capoluogo e alla Provincia. Fu proposto di mutare il nome di Littoria in Latinia.

Il commissario Zeppieri non fece obiezioni. Assistito dal segretario capo reggente, Umberto Malandrucco, formalizzò immediatamente il suo parere favorevole con una delibera che reca la stessa data della segnalazione della Prefettura: 16 settembre 1944. La nuova denominazione, per il commissario, "risponde alla posizione geografica della città ed ai precedenti storici che interessano la zona".

Durante il fascismo, la toponomastica comunale era stata soggetta a numerose variazioni e non solo a causa dei Comuni di nuova fondazione. Molte comunità ricercarono lontane ed incerte origini per la loro municipalità, Assecondate dalle gerarchie locali del Pnf, esse si diedero denominazioni in linea col gusto del regime che propugnava il ritorno alla romanità come un passaggio battesimale di giovinezza e di ardimento civico.

Sicché, quando cadde il fascismo, quei Comuni si ritrovarono senza padrini e con nomi ingombranti, estranei alla loro autentica tradizione di popolo. Naturalmente, se ne disfecero ripetendo in fretta e senza clamore, la procedura per la loro mutazione. Ma, nella memoria collettiva, il nome di Littoria restava la città del "duce", la città nata da e per il fascismo: un nome mitizzato dal regime.

Caduto il fascismo, non c'era ragione di conservare quella denominazione. Nulla lo impediva. Anzi, molte buone ragioni avrebbero dovuto consigliare di cambiarlo in fretta. E, invece, restò. Non per materializzare il senso della colpa davanti agli avvenimenti tragici di quei giorni che Littoria pure dovette sentire il 27 maggio 1944 quando le truppe alleate la occuparono e i suoi cartelli stradali comparvero nelle illustrazioni e nei servizi giornalistici dal fronte italiano.

Come difendere quel nome? Anche Leone Zeppieri lo ripudiò; ma difese la Provincia. E, assieme a lui, la maggioranza del Comitato provinciale di liberazione nazionale.

Contemporaneamente, Zeppieri, il sindaco di Littoria, Cornelio Rosati, e i rappresentanti di sei partiti (Ignazio Raimondo, per il Partito comunista, Francesco Grande, per il Partito d'azione, Aurelio Ambrosio per la Democrazia cristiana, Attilio Pilone per il Partito liberale, Giuseppe Pompili per il Partito socialista e Augusto Lavoriero per Democrazia del lavoro), indirizzarono un appello al presidente del Consiglio dei ministri, Ivanoe Bonomi. Non aderì il Partito repubblicano. Sulla continuità della provincia di Littoria l'unità del CNL provinciale si era spaccata